Roastbeef e Pinot nero
Mag 1st, 2009 by Uvetta
Manco a dirlo il Pinot Nero è uno dei miei vitigni preferiti, intanto in una delle sue massime espressioni, cioè le bollicine metodo classico blanc de noir, (ossia vinificato in bianco e spumantizzato con il metodo della rifermentazione in bottiglia), che ne esalta le caratteristiche di struttura e pienezza, ponendo l’accento in particolare su quella meravigliosa alchimia sapido-minerale che è l’espressione del terroir attraverso il vino. Insomma è bello quando un vino, oltre ad essere un prodotto di qualità, si fa interprete delle caratteristiche di un territorio, ed è bello scoprire attraverso il dialogo e la degustazione che certi dettagli non sarebbero gli stessi se quella bottiglia fosse stata prodotta anche solo una collina più in là. In questo legame tra vitigno e territorio il Pinot Nero è proprio uno specialista. Benchè riscuota fortuna un po’ ovunque nel mondo, nessun Pinot noir è come un Pinot noir di Borgogna, nessun altoatesino è come il Blauburgunder Barthenau di Hofstatter , nessun piemontese è come il Pinot Nero di Saracco. Ci sono fattori come la classe e l’eleganza, che non derivano dalla bravura dell’enologo, nè dalla bontà varietale del vigneto, nè dall’andamento stagionale, ma da tutti questi fattori insieme, legati a doppio filo con la composizione del terreno e l’intuito del contadino, e tutto questo non si esprime in un singolo profumo di mirtillo o di vaniglia, ma in un’orchestra di sensazioni olfattive e gustative dove tutto è grandezza ed armonia.
E’ proprio il Pinot nero di Saracco annata 2005 che mi è capitato di abbinare a questo roast beef cucinato di recente. Idealmente un abbinamento perfetto, vista la complessità olfattiva e la struttura ricca ma non ingombrante del piatto e ugualmente del vino, visto l’armonioso contrasto tra la succulenza sapida e gustosa della carne e la ricchezza tannico-alcolica del vino. Ed infatti il risultato dell’abbinamento è stato centrato, anche se ho trovato nel vino una seppur minima venatura tostata del legno che personalmente non amo molto, il carattere dominante del vino è comunque il fruttato di frutti di bosco, in grande spolvero la mora, la fragola, il ribes nero, su di uno sfondo setoso di caffetteria e spezie dolci. In bocca il vino è soprattutto morbido, ottimamente sorretto da un bel tannino sottile e da buona freschezza.
Per la ricetta mi sono guardata in giro nella rete, ispirata nuovamente dal bel tempo, dalla voglia di piatti estivi e pratici, freschi e soddisfacenti ma non troppo complicati. Per la scelta del pezzo di carne mi sono fidata del mio nuovo macellaio (bravo, ben fatto) mentre per il tempo di cottura ho seguito un po’ la ricetta un po’ il sesto senso, dicendomi soprattutto che era meglio lasciarla eventualmente un po’ più crudina piuttosto che rischiare di cuocerla troppo. Alla fine anche 5 minuti di forno in più ci potevano stare, ma per essere il mio primo roastbeef sono molto soddisfatta :-)
Roast beef alle erbe fresche
Ingredienti
Un pezzo di scamone di vitello di circa 800 gr legato come per l’arrosto
olio extra vergine d’oliva
un trito di rosmarino, timo, santoreggia, poca salvia e altre erbe aromatiche a piacere
sale&pepe (…molto pepe :-)
per la salsa
1/2 bicchiere di vino rosso
1/2 bicchiere d’acqua
un pizzico di sale
30 gr di burro
1 cucchiaino raso di fecola
Prerarare in un piatto un fondo di extra vergine e condirlo con sale e pepe nero appena grattato, aggiungere un abbondante trito di erbe aromatiche fresche, dopodichè passare la carne in quest’olio aromatico, massaggiando per qualche minuto su tutti il lati in modo che tutta la superficie risulti ben condita. Scaldare sul fuoco una pentola di misura (non troppo grande rispetto al pezzo di carne) e quando sarà pronta posizionarvi la carne. Sigillare bene tutti i lati del pezzo lasciandolo in pentola con fuoco vivace circa 5 minuti per ogni lato; sembrerà di bruciare tutto ma non bisogna farsi prendere dal panico, la carne deve fare una bella crosticina esterna e restare cruda all’interno. Ultimata questa prima fase di cottura togliere il pezzo dalla pentola e farlo riposare in un piatto. La carne raffredderà rilasciando una piccola parte di succhi e rilassandosi ridiventerà tenera. Accendere il forno al massimo della temperatura. Nel frattempo bagnare la pentola usata con il mezzo bicchiere di vino rosso (il mio era un Pinot nero 2003 di Plozner che avevo aperto e trovato leggermente ’stanco’ e appena ossidato) e con l’acqua tiepida, a fuoco basso con un cucchiaio di legno staccare bene tutti i residui lasciati dalla carne, salare, unire la fecola, il sughetto lasciato dalla carne nel piatto, e infine fondervi dolcemente il burro. Si otterrà così un’ottima salsa di accompagnamento da tenere in caldo. A questo punto posizionare la carne in una teglia e infornare per un quarto d’ora a 250 gradi. Sfornare e tagliare a fette molto sottili, accompagnando il piatto con un contorno di piselli freschi e un cucchiaio di salsa al vino. Nella salsa, a proposito, visto il fruttato pronunciato del vino in questione, proverei per curiosità ad aggiungere una riduzione di mirtilli frullati semi dolce. La prossima volta…
a me pare di un rosa perfetto.
a proposito dello spessore del taglio: indimenticabile un roastbeef mangiato a Dublino diversi anni fa, caldo, e tagliato con uno spessore consistente della fetta. carne divina, che si sfaldava teneramente, fondendo e che avrebbe perso molto con un taglio sottile.
sottile invece la fetta dei ricordi di rostbeef italiani, e generalmente fredda (del resto, il raffreddarsi aiuta il taglio sottile).
non sono una grande fan del rostbeef, ma forse come dice artemisia ..queeli serviti in italia freddi e sottilini non sono molto invitanti,,mentre il tuo sembra davvero spettacolare con la sua salsina di-vino!
Non so perchè ma mi è vevuta voglia di roastbeef … Sono sempre incerta sui tempi di cottura ma è una delle mie ricette preferite :-) Buona serata
ciao uvetta! da quanto non ci si sente!
hai fatto un rost beef ineccepibile!
è un’arte fare il rostbeef, sembra facile! ci vogliono alcune sinergie di ottimo incastro,
ps: tu ce l’hai il coltello giapponese in ceramica, l’ultima novità in fatto di fatto di taglientissimo?
uvetta, scusa, solo ora ho capito il motivo della tua assenza (non avevo letto il post malù!) a te neomamma al tuo bimbo alla tua famiglia i miei più cari auguri di felicità!
Ha un aspetto ottimo!
Ciao.
Y en muchas ocasiones acaba afectando a su autoestima. Por supuesto, si tienes malos hábitos, como el tabaco, las drogas o el exceso de alcohol, déjalos ya. http://shaboxes.com/author/robertvor/
Generalmente, la función sexual masculina normal comienza con el deseo sexual o libido que ocurre por la estimulación del cerebro, el sistema nervioso, los vasos sanguíneos y las hormonas, lo que conlleva a la erección del pene, la liberación de semen (eyaculación) y termina finalmente con tener un orgasmo. Ya que estos pueden afectar ciertos vasos sanguíneos o nervios que tienen que ver con la DE.
As exciting as a sequel to Cuphead might be, a follow-up to StudioMDHR’s hit game might be many years off for several reasons. There are a variety of ways to die unexpectedly. I died by jumping into a bush instead of jumping to a cliff. I think you’ll all agree that at the very end of the video, it was very unfair that I died by jumping into the forest canopy. I think you’ll agree that life isn’t fair, at least in Cuphead. I’ve played the game for a total of 26 minutes, but I figure it might take 1,000 times that for me to complete this game, if my initial 26 minutes of shame are an indicator. Most games have the perfect control scheme for you to play well, designed specifically with that in mind by the developers. Many find Cuphead much easier if they switch things up, so the shoot button is mapped to your controller’s trigger instead of a face button, allowing you to more easily jump and shoot at the same time.
https://fun-wiki.win/index.php?title=Microsoft_flight_simulator_x_planes
On the main menu, select “Wireless Play” and then “1p”. “2p” is only for playing LDN with splitscreen, for when you have someone else with you, either in person or on Parsec. There are many harsh realities of going back to classic games after decades of video game evolution. Visuals don’t always hold up, the gameplay is sloppy, and the many bugs that couldn’t be patched in. One of the harshest realities is the lack of online multiplayer. Friends and siblings that once huddled around standard-definition televisions are all adults with busy lives and possibly living in states or countries away. The ability to relive childhood games with friends and family, or experience them for the first time, has grown increasingly tough. Thankfully, Nintendo has found a solution.