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Uvetta in trasferta: Il Principato di Lucedio

Set 16th, 2010 by Uvetta

Capita così. Per quasi vent’anni, capita di sfogliare i cataloghi di un fornitore, e di saltare -per anni- a piè pari le pagine di una tenuta che produce riso di qualità, così, senza un motivo preciso, solo perchè non è tanto facile vendere riso in un’enoteca che non fa cucina. Il fornitore in questione è un professionista affermato e serio, che negli anni si trasforma volente o nolente in un vecchio amico, un collaboratore franco e schietto, uno che si guadagna la tua stima sul campo, con solerzia, presenza e discrezione, uno che non rompe mai le scatole ma si ingegna sempre alla ricerca di prodotti nuovi e all’avanguardia, uno che fa il lavoro per te, e poi parla, va alle fiere, organizza corsi, prende iniziative, ti regala una frigo vetrina, viene alle tue degustazioni, si dimentica di mandarti la merce e sbaglia spesso a scriverti i prezzi, ma in qualche modo è un amico al tuo fianco, professionalmente sempre all’altezza della situazione. Ma non lo vuoi provare il riso del Principato di Lucedio? nei cestini magari… No, no, il riso non lo voglio che poi è troppo caro e mi scade. Punto.

Capita poi che questo amico festeggi il ventennale della sua attività e ti faccia una telefonata per ‘invitarti’… Silvana, vieni a darci una mano che abbiamo bisogno, le aziende mi mandano la merce ma non c’è abbastanza gente per gestire gli spazi di degustazione, vieni domani, mi raccomando. Va bene, vengo. E domani tu arrivi ma tutto già funziona benissimo e non c’è niente altro da fare se non godere dell’allestimento, dell’abbondanza di specialità gastronomiche da piccolo salotto gourmande, delle conversazioni con chi produce l’olio buono, il burro salato, i vitigni minori, i biscotti artigianali, della giornata di sole splendido di settembre e soprattutto di una cornice storica straordinaria di quel borgo medievale sorprendente che è Lucedio, un gioiello da diecimila carati incastonato in un mare di risaie, gialle a perdita d’occhio. Vent’anni ci ho messo a scoprire questo posto?!

A farla da padrone, e giocando in casa è giusto così, è indubbiamente il riso, nelle sue più classiche varietà, dal Carnaroli all’Arborio, dal Baldo al Vialone Nano, per arrivare alle cosidette varietà d’importazione - o acquisite- il Basmati, il Venere Nero, il Thai. Mi riprometto immediatamente di farne scorta presto (diciamo appena avrò esaurito la mia attuale -esagerata- scorta di riso) e tutta la serie di prodotti a base di farina di riso che l’azienda produce, farine, grissini, pasta, biscotti e dolci di riso e cioccolato, è di una bellezza e nobiltà disarmanti.

Ed assaggiando quà e là, nel bel mezzo della giornata lo chef Balin del ristorante omonimo, dopo le paste di gragnano e i tagliolini al tartufo, dalle cucine del principato manda in sala finalmente i risotti, ed è un tripudio di zucca e mele, porcini e melanzane, radicchio e zafferano, e grandi mantecate bontà.

Al Signor Minuto di Naturia (acc, ma nemmeno una foto ti ho fatto?) va il mio grazie più sentito per tutti questi anni di lavoro insieme, che per me da ex enotecaria si stanno tramutando in un bel ricordo e anche in una solida base di partenza per l’avvenire. Mi incanto ad ammirare gli alberi di azeruolo stracarichi di frutti, la perfezione pettinata dell’edera sui muri, la laboriosità delle persone che animano le cucine, gli ambienti, gli eventi del mondo food&wine.