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Breakfast inspiration

A vederlo così questo blog si direbbe che ultimamente io stia saltando i pasti, solo più merende e colazioni, spuntini vari ma niente pranzi e soprattutto niente cene… Per fortuna non è affatto così, anzi, solo che ultimamente di rado mi è capitato di cucinare sul serio, e ancor meno di assaggiare o abbinare qualche vino a qualche piatto degno di nota. E’ che ho vissuto una sorta di regressione alimentare a gusti e preparazioni basilari, bambineschi direi, niente spezie, niente intingoli, poche complicazioni, ma soprattutto sono stata proprio lontana da forno e fornelli, un po’ per cause familiari di forza maggiore, un po’ per naturale calo fisiologico di occasioni da buona tavola; ora mi pare di star recuperando tempo e di conseguenza ispirazione, riparto così da un cake da colazione, invogliata dal Quatre Quart di Giorgia e dal Banana Bread di Dandoliva di qualche tempo fa, oltre che dalla miriade di cake buonissimi della blogsfera e da una sana voglia di iniziare bene la giornata (N.B. senza burro, senza olio, solo yogurt :-)

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Crostata per merenda

Questa qui è stata la mia prima crostata. Quando ero ragazzina e iniziavo a pasticciare ogni tanto in cucina, mia mamma aveva un gruppo di amiche che si radunavano settimanalmente da lei per fare dei lavori manuali; principalmente facevano sbalzo su rame, una tecnica per ottenere quadri con immagini in rilievo su lastre di metallo sottile, molto bella, e di cui in famiglia abbiamo per forza di cose i muri delle case pieni. Poi qualcuna dipingeva a tempera e ad acquerello, e qualcuna preparava una torta o delle frittelle che riempivano la casa di profumi così dolci da rendere gradevole l’autunno anche nei giorni più piovosi, senza che si potesse rimpiangere l’estate.

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Uvetta Sultana :-)

La meta delle vacanze al mare quest’anno l’ho proprio lasciata al caso. Si è parlato per un po’ di andare in Turchia, in Grecia, poi del Mar Rosso, poi di Formentera, poi abbiamo cambiato pure il periodo, senza prenotare nulla, nè voli nè alberghi, fino a dieci giorni prima della partenza, quando infine è capitata una buona occasione per la Sicilia, sulla costa a sud di Siracusa, bellissimo tratto di mare a pochi chilometri dalla punta estrema di Portopalo di Capo Passero. Va da sè che essendo il posto abbastanza vicino a Ragusa, prenotare questa vacanza e pensare di andare da Ciccio Sultano, è stato più o meno come fare due più due, forse ancora più automatico. Così ho scritto subito un’e-mail e prenotato senza problemi.

Ragusa Ibla è placida, seriosa, elegante ma morigerata, a tratti deliziosa e mediterranea, a tratti sciatta e …mediterranea, e passeggiare per le sue vie strette e ripide, un po’ a parte dal resto del mondo, mette nello spirito quel senso di lontananza isolana, che può anche dare smarrimento, ma soprattutto quiete. Sono da poco le otto di sera, ripassiamo davanti al Duomo e imbocchiamo la via laterale sulla destra, pochi passi e siamo arrivati. L’accoglienza è squisita, appena formale; siamo i primi clienti e ci scegliamo il tavolo nella sala cantinetta, la più piccola forse, la più vicina alla cucina soprattutto :-)

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E’ mattina presto, è piena estate nel sud della Sicilia e il sole è già caldo e forte. Il tizio dell’autonoleggio ci spiega che non avendo più disponibilità di utilitarie ci ha portato una station wagon allo stesso prezzo, una sportivissima 159 blu nuova di zecca. Wow, iniziamo proprio bene. Dopo una piccola colazione usciamo dall’hotel su questa super auto, e partiamo per il nostro viaggio nel viaggio, lasciando un mare cristallino e una spiaggia d’oro, per una giornata tra città, palazzi e pasticcerie barocche.

La nostra prima meta è Noto, arroccata sulle alture a pochi chilometri dalla costa, regno della coltivazione della mandorla e circondata da aranceti e ulivi. E’ un dedalo di vie a senso unico, svolte obbligate, ripide salite e discese impossibili. Posteggiamo abbastanza facilmente in una via non lontano dal centro storico e scendiamo a piedi verso Corso Vittorio Emanuele per vederne i palazzi barocchi e le chiese monumentali, respirarne l’aria placida da ‘giardino di pietra’, camminare tra i negozietti e le pasticcerie. Entriamo da Campisi a scegliere souvenirs (?) tra pomodorini secchi, filetti di tonno sott’olio, bottarga di tonno rosso e capperi al sale. Continue Reading »

Uvetta marina

immagine by Giò Mondelli presa dalla rete

Quest’ultima settimana di lavoro mi ha leggermente…travolta, tenendomi lontana dal blog e dalla rete. Intanto è arrivata l’ora di cambiare aria, fare le valigie e partire per un po’ di vacanza al mare, ad assaporare nuovi lidi e nuovi territori, lentezza, gioia, brezza, salsedine, risate e riposo :-) Buone vacanze a tutti!! UvAromatica torna per la prossima vendemmia…

Una focaccia alta così

Buona, niente da dire, proprio una focaccia buona, ben condita e giusta di sale (per una volta nella vita ho messo sale abbastanza), stuzzicante e profumata, e quando addenti il pezzo col pomodorino (occhio alle ustioni, pomodorino traditore!) la bontà si moltiplica all’ennesima potenza, con dolcezza, aroma e succulenza. Ma la domanda è: se io la volessi ad esempio alta il doppio di come è venuta, e poi soffice, molto più soffice di così, che cosa devo fare? è il mio lievito madre che non è abbastanza forte?? ne devo mettere di più?? o devo mettere più acqua nell’impasto, lasciandolo più morbidoe appiccicoso? oppure il segreto sta nella salamoia, bisogna che ce ne sia una quantità maggiore? bisogna metterla già in lievitazione invece di aggiungerla prima della cottura? Chi avesse suggerimenti e consigli non esiti a farsi avanti, soprattutto se come me non si trova al momento alle prese con la chiusura delle valigie, il treno che parte, il volo da confermare e altre cosette così… io resto ai fornelli ancora tutta la prossima settimana, e chissà che tra un rinfresco e l’altro non ci scappi un’altra teglia di spensieratissima lievitazione :-)

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Non avevo mai messo il cardamomo in un dolce, nè mi era mai capitato di assaggiare dolci al cardamomo, ma vedendo qua e un tot di ricette, in special modo in abbinamento con la frutta, e avendo fatto da pochi giorni una confettura di ramassin buona buona e molto densa, ispirata anche da certi dolci ricordi, ecco qua quel che si può definire un esperimento ben riuscito. L’impasto è lo stesso che ho usato anche qui e qui, il gusto è notevolissimo e dolce il giusto, e sfornando stamattina il profumo ha invaso il cucinino fino fuori, imponendo una gradevole e vacanziera colazione all’aperto, con tanto di yogurtino, caffè, chiacchierata, e dieci minuti di sacrosanto ritardo.

 

 

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Questa è la ricetta delle polpette di famiglia, che oltre ad essere -come è logico- la miglior ricetta di polpette al mondo, mi ricorda in particolare un certo periodo in cui da ragazzina, mia mamma faceva le polpette solo e soltanto se ad impastarle c’ero io. Doveva aver avuto un rifiuto, povera, chissà quanta roba aveva impastato in quegli ultimi dieci/quindici anni, gnocchi, tagliatelle, ravioli, ripieni di ogni genere, torte, e centinaia di migliaia di polpette di tutti i formati, da grandi a medie a minuscole a seconda dell’utilizzo. Per cui un bel giorno doveva averne avuto la nausea e decise che per certe cose fosse indispensabile un aiuto esterno. A me chiaramente piaceva questo gioco culinario e per ora vale ancora lo stesso, ben lungi da me quel genere di ‘rifiuto’ :-) Ora, mia mamma mai farebbe e mai mi avrebbe fatto fare le polpette senza metterci il prezzemolo, igrediente fondamentale almeno tanto quanto la carne, ragion per cui ieri, accorgendomi di aver piazzato tutti gli ingredienti nella terrina ed accingendomi all’impasto, la mancanza assoluta quanto incredibile di prezzemolo nella mia cucina e nei miei vasi di erbette, mi ha gettata in una sorta di panico paralizzante, più o meno come se mi fosse mancata l’aria.

 

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Summertime

Un piatto sfizioso e completo, leggero ma saporito, per variare dalla solita insalata, ideale per un pranzo veloce, magari tra colleghi ma con quell’aria da ultimo giorno di scuola, in un dehor all’aperto, appena prima delle ferie estive. Ridotto in porzioni più piccole può anche funzionare come antipasto, la crema se messa nei bicchierini è un sicuro buon finger food, e tutto nell’insieme si presta ad infinite varianti di ingredienti, dettagli e fantasia. Perfetto con uno spensierato ed incolpevole bicchiere di vino bianco intenso e profumato, modulato su note di frutta gialla e fieno maturo, di struttura piena, appagante e fresco come un Greco di Tufo giovane o un Nuragus di Cagliari ghiacciato. Continue Reading »

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