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E questo è l’altro piatto a base di baccalà, con cui abbiamo proseguito il pranzo che dicevo. Le foto sono così…brutte, che posso fare? in compenso vi raccomando di provare la ricetta perchè dà una certa soddisfazione. Si tratta di maltagliati verdi, preparati con nell’impasto una piccola quantità di cime di rapa bollite e frullate, a dare colore e sapore. Il condimento invece è velocissimo da preparare e funzionale all’utilizzazione dei ritagli di baccalà quando, come nel mio caso, si cucinano le parti pregiate in altro modo e rimangono dei rimasugli da elaborare diversamente. La ricetta originale è di Renato Salvatori, il signor ’semplice semplice’ della tv, che ultimamente mi sto convertendo a seguire sempre più in una cucina fatta di sapori decisi e cotture brevi, ingredienti semplici e sughini prelibati. Continue Reading »

Il baccalà crudo è per me una recente scoperta. Diciamo che me ne sono innamorata nel periodo natalizio, quando ho comprato al mercato un bel filettone che ho tenuto a bagno per tre giorni, e poi suddiviso in varie ricette e interpretazioni, tra cui per l’appunto un carpaccio indimenticabile. A casa mia ‘il baccalà’ era il baccalà fatto in umido con le patate, il pomodoro e se capita qualche oliva o capperino. L’unica alternativa contemplata era la versione semplicemente bollita e condita con olio e prezzemolo. A mia mamma di consumarlo crudo non le verrebbe mai in mente…figurarsi che faccia ha fatto l’altro giorno quando l’ho preparato così come lo vedete in foto come antipasto proprio per il pranzo del suo compleanno! Però mi ero cautelata, e la sua porzione aveva fatto un giro di cottura in microonde; noi invece ne abbiamo ancora una volta apprezzato a crudo il profumo e la bontà. Il tutto significativamente accompagnato da quella pallina di ‘gelato’ di fagioli cannellini, che non è altro se non una sorta di hummus, porzionata con l’apposito attrezzo per il gelato. A completare il piatto qualche ciuffo di valerianella fresca e qualche oliva taggiasca sott’olio.

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Certe idee mi balenano al mattino all’alba. Sono ancora nel letto appena sveglia, e mentalmente passo in rassegna gli ingredienti disponibili in casa in modo da non dover uscire apposta a comprar nulla; e mentre pigramente tutta la famiglia fa una lenta colazione da fine settimana, io tiro fuori il burro da ammorbidire, controllo la data di scadenza della panna, peso il cioccolato e guardo nel database delle vecchie ricette.

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Visto in tv e spudoratamente copiato! questo piatto mi ha colpito come non mi succedeva da un po’ e realizzarlo, ma soprattutto mangiarlo, è stato davvero godurioso. Perfetto per San Valentino o per qualsiasi cenetta a due, accompagnato solo da un buon dolce o al massimo anche da un piccolo primo, tipo quattro ravioli alle erbe o un risottino allo champagne.

E’ una di quelle ricette dove la bontà delle materie prime conta più di ogni cosa. La mano di chi cucina qui può incidere fino a un certo punto, ma quel che deve risaltare sono proprio il gusto e la consistenza degli ingredienti. Per prima cosa c’è da andare dal macellaio, quello bravo che ha la carne superlativa, ok? e chiedere una fetta di sottofiletto di vitellone alta 4 o 5 centimetri (so che in altre zone si chiama controfiletto). E’ un pezzo adatto da tagliata, ma -ho scoperto- perfetto per il carpaccio se tagliato finemente e battuto quel tanto che basta. Altro ingrediente di fondamentale importanza sono i carciofi; anche in piena stagione non sempre  si trovano dappertutto quelli di primo taglio, grandi, teneri e profumati, cioè perfetti per ogni preparazione, e ottimi consumati crudi. Per il resto non aggiungerei ovvietà, ci vogliono un extra vergine buono e un pecorino sardo gustoso abbastanza stagionato. Al di là di questo, il piatto presenta un doppio utilizzo degli stessi ingredienti, tutti crudi e tutti cotti, uguali ma diversi come in una bella coppia, un duetto perfetto.

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Colazione variabile

Avete presente il nuovo spot della Twinings, quello con le bustine del tè di tutti i colori che piovono dal cielo in una bella giornata di sole? ma non è geniale? io lo trovo bellissimo, proprio a livello fotografico prima di tutto, e poi perchè evoca un senso di serenità, svago e piacere che sono proprio ciò che abbiamo in mente quando ci prendiamo una pausa pomeridiana con una tazza di tè. Ammetto che, succube della pubblicità, non ho potuto fare a meno di notare, passando nella corsia delle tisane al supermercato, la confezione di Twinings Collection, che raduna cinque o sei varietà di tè, dalle più classiche e diffuse alle più rare -si fa per dire- e che sto letteralmente adorando il fatto di cambiare tè ogni mattina a colazione, pur senza avere la dispensa invasa da scatole e scatolette (il cucinino si sa, in quanto tale ha certi limiti di spazio). Continue Reading »

Pandoro second life

Ammetto che la prima volta che ci ho provato il risultato ahimè non è stato ottimale. Ce l’ho messa tutta ma ho sbagliato la dose del lievito e in cottura il ‘brioscione’ si è buttato dallo stampo e io ho dovuto rincorrerlo ad alte temperature. Il gusto però, di quello che nello stampo ci è rimasto, e la consistenza soprattutto mi hanno fatto riprendere fiducia e capire che con più precisione ci potevo anche riprovare. Così stasera per il cenone di Capodanno avremo il mio pandoro fatto in casa!

La ricetta è quella delle Sorelle Simili, reperibile su molti blog e forum sul web. Io in particolare ringrazio Trattoria Muvara, L’Antro dell’Alchimista e Chiara. Per la verità ero partita consultando il mio libretto di ricette veronesi e altro materiale ufficiale. Poi però i risultati visti in giro per internet mi hanno convinta a provare questa ricetta delle famosissime sorelle della lievitazione. Effettivamente non è difficile, basta potersi dedicare come tempistica (io tra una lievitazione e l’altra ho infilato addirittura il parrucchiere :) e anche la sfogliatura, che non avevo mai fatto prima, mi sembra qualcosa di appassionante…da riprovare presto in quelle ricette mai fatte per paura di non riuscire. E’ certo che alla base di tutto bisogna essere un po’ golosi e amare visceralmente il pandoro, la sua burrosità e il suo profumo. E poi bisogna amare le cose fatte in casa, intuirne la rusticità, la complessità e l’intenzione.

Mille auguri di Buon Anno a tutti!! Stappate delle bollicine buone, brindate, festeggiate e augurate!!

 

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Sere fa, parlando di abbinamento cibo vino e in particolare di Pinot nero, sono saltate fuori alcune idee interessanti su terrine alla francese, fatte magari con carni saporite, fegato, sedano e verdurine, gelatina e mille cose buone. Manco a dirlo ho cercato sul web qualche ricetta interessante e ce ne sono migliaia, tanto è vero che questa che poi ho cucinato non riesco a ricordare dove l’abbia letta, perciò non ne posso citare la fonte e me ne scuso. Comunque, in vista di pranzi e cene natalizi, qualche antipasto del genere oltre ad essere gustoso e giustamente ipercalorico, ha dalla sua il vantaggio di poter, anzi dover essere preparato in anticipo, il giorno prima ad esempio, perchè deve rassodare in frigo. Per servirlo, meglio ricordare di farlo ammorbidire in tempo, per tagliarlo a fette e renderlo spalmabile. In effetti abbinare un Pinot Nero è perfetto, meglio ancora una versione con bollicine, brut e Blanc de Noirs.

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Du bucatini?

 

I bucatini sono ‘la pasta che non cucino mai’. A parte alcune ricette tradizionali che li richiedono espressamente non mi viene mai in mente di metterli in pentola, anche con un briciolo di autentica antipatia. Sono grossetti, voluminosi, per farne una porzione normale bisogna usarne molti meno rispetto a un’altra pasta, e poi ci mettono una vita a cuocere. Anyway, mi capita di tanto in tanto di restare senza spaghetti in casa e si sa, in mancanza dei cavalli anche gli asini trottano. La ricetta è di quelle da fare quando si ha fretta e vi siete dimenticate di fare la spesa. Passate almeno dall’orto a tagliuzzare qualche stelo dalle piante di finocchio, non sono così aromatiche come il finocchietto selvatico ma possono sorprendere.

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Quest’altra ricetta è tratta dallo stesso libro. Lo chef in questo caso è Vincenzo Cammerucci del Ristorante Lidolido di Cesenatico, fatevi un giro sul suo sito e poi ditemi se non partireste subito per andarci a cena. (ecco, da Bologna a Cesenatico quanti km saranno? secondo me val la pena andarli a trovare questi ‘ragazzi’ del JRE). La cosa che colpisce subito leggendo la ricetta è la semplicità degli ingredienti e la mancanza di dosi precise. Una ricetta fatta per dimostrare che quando la materia prima è di ottima qualità non occorre manipolarla molto, e che basta la sensibilità verso gli ingredienti (e il talento di un grande chef) per preparare un piatto semplice ma straordinario.

Per l’abbinamento ho voluto azzardare un bicchere di Marsala Vergine Terre Arse di Florio, servito ben freddo in calici di media ampiezza. Il vino rischia di sovrastare con il suo grado alcolico la delicatezza del piatto, perciò è necessario servirlo alla temperatura adatta, direi non più di 12 gradi, ed essere generosi con la bottarga, che dà al piatto il nerbo giusto e ne aumenta la complessità. Non so da quanto tempo aspettassi l’occasione di abbinare questo vino a un piatto di pesce e finalmente ! :-) Una vera meraviglia di profumi e armonia!

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